L U C I A N O   L O N G O
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5-13 giugno 2011

Anguane verdi... forse anche turchesi

Pubblicazione e mostra collegata
Sala Consiliare e Biblioteca di Quinto (TV)




(estratto della pubblicazione)

Accade sempre così. Le cose si pensano e si dicono meglio quando non si vedono e tutt'intorno è notte che viaggia pigra sulle acque del fiume.
Adesso è una sera d'aprile e noi siamo seduti dove il fiume si allarga, materno come il bacino generoso di una donna. I profumi ci giungono portati da un vento leggero.
- Avrei molte domande da farti…
- Capisco. Le anguane sono un po' come la nostra vita, che va di domanda in domanda.
- …forse anche banali, voglio dire.
- La nostra vita è anche questo.
- Danzano anche qui, in questo punto del fiume?
- Sì, e insieme cantano e lavorano e aiutano.
- Cantano?
- Le loro voci sono di una bellezza melodiosa rara. Sentirle è come abbandonarsi a una sirena. Cantano quando danzano o per accompagnarsi quando lavano i panni.
- Lavorano e lavano i panni…
- E' così, e li rendono bianchissimi, candidi.
- Vestono il bianco, quindi.
- Non esattamente. Può capitare, ma in genere il colore che preferiscono per le loro vesti è il verde. Io le ho viste, in certi paesaggi del fiume o sui monti, anche in turchese o, in certe stagioni, colorate come le cromie mutevoli di un caleidoscopio, di rosso, arancione e bianco. Per indole sono eleganti.
- Ecco, hai ricordato la montagna. Io le sapevo vivere essenzialmente lì.
- I nostri monti generano i nostri fiumi. E' naturale che le anguane popolino anche le acque delle nostre pianure. Posso dirti che le anguane di montagna contemplano il Sole, in onore della Merisana, regina delle acque montane che lo sposò per rendere tutti felici sulla terra, almeno per un attimo, e che sono ghiotte di bacche e di frutti di bosco. La anguane di pianura invece aiutano gli uomini di campagna, danno buoni consigli, sono maestre dei bambini, di notte discorrono con le civette. Piccole differenti occupazioni, generate più che altro dagli ambienti. Le une e le altre sono generalmente benevole con gli uomini.

Sorseggiamo un po' di vino delle colline. Di lontano le luci della città inviano bagliori rosso-azzurri, sembrano fiammate di gas nel cielo.

- Mi hai parlato delle anguane di pianura e di montagna: ma che differenze ci sono fra le anguane e le altre creature d'acqua?
- Come le naiadi, ninfe greche, o le sirene dei mari o le limniadi dei laghi, intendi dire?
- Sì, esattamente.
- Minuscole direi, dettate soprattutto dalla storia e dai luoghi di vita. Sono come le religioni, con un Dio che in un posto si chiama in un modo e in un altro in un modo diverso, ma sempre di Dio si tratta. O come gli uomini, che in un luogo hanno un colore e una lingua e in un altro hanno una lingua e un colore diversi, ma sempre di uomini si tratta. Le anguane ci ricordano l'essenza, che va oltre la storia, molto più in là degli spazi.

Ci alziamo osservando le increspature dell'acqua che il ritorno della luna svela. Si rincorrono come in un domino, sormontandosi a vicenda.

prof. Lucio Carraro


Non è un trattato sulle Anguane né una ricerca filologica sulla credenza di queste presenze anche nell'area del Sile, il fiume della sua infanzia e nemmeno un libro di poesia o di narrativa … forse nemmeno un catalogo. È, come tutta l'opera di Luciano Longo, un percorso attraverso le sensazioni.
Una commistione eclettica di materie diverse: questa è la sua arte, questo è lo spazio nel quale ci stiamo inoltrando. L'artista racconta; il poeta domanda, scruta, cerca… cerca veramente le Anguane o piuttosto un'idea di sensualità, di femminilità che si mescola alla luce, al colore del fiume che nasce, corre sinuoso e infine si libera nel mare? E' cosi questa pubblicazione, sono così la pittura, la scultura, l'arte di Luciano Longo: donna, acqua, luce accecante, oro, riflesso… colore.
La prima volta che ho visto le sue opere mi ha pervaso il desiderio di contemplarle ancora, come se quel loro uscire con grumi di colore, pezzi di vetro, stoffe, materie di ogni tipo potesse entrare a saziare un desiderio di bellezza e di armonia.
Nelle sue statue, nei suoi quadri, è sempre alla ricerca di nuovi linguaggi, di stratagemmi che suscitino emozioni - come la sua ultima tecnica con le stoffe che fuggono dal quadro quasi a creare un legame ancora più stretto tra le realtà e la finzione dell'arte.
Le sue creazioni sono figurative ed astratte allo stesso tempo, ballerine e cigni, Anguane e donne dalle movenze accattivanti, luce e acqua, materia e colore. Un giorno Luciano mi ha detto che voleva fare un lavoro sulle Anguane – "Fanno parte più della cultura montana" - ha aggiunto – "ma ricordo di averne sentito parlare anche dai nostri vecchi…". La sua frase non mi ha stupito perché la sua opera da sempre parla di donne generose, figlie delle acque, che aiutano gli uomini e li affascinano: siano esse Anguane, dee o ninfe (o forse semplicemente la proiezione della donna che lo affianca). Così è nata questa passeggiata dalla sorgente alla foce questa carrellata d'immagini accompagnata dalla conversazione tra lo scrittore Lucio Carraro che interroga curioso e complice e l'artista Longo che spiega le sue visioni d'artista e le rende reali.
E' difficile dire quale sia l'elemento che fa amare l'espressione artistica di Longo, non solo in Italia ma anche a Sofia, Vienna, Istambul, Shanghai, Pechino, Salonicco... Forse è la capacità di rendere sensuali materiali così diversi, anche unendoli, anzi, incredibilmente fondendoli: legno, pietra, metalli, tessuti, vetro, oro e pigmenti… comunicano tra loro senza soluzione di continuità emozionando chi le guarda. O sarà forse quella sinuosità che accomuna le morbide – ma anche decise, linee delle sue figure femminili, con quelle pennellate di turchese e d'oro che suggeriscono le anse del fiume e il bagliore del sole. O, ancora, quelle pennellate di rosso sulle quali non si può non soffermare lo sguardo in un brivido di piacere.

dott.ssa Giovanna Cosimi